Tremila nEttari

“Se l’ape scomparisse, all’uomo resterebbero quattro anni di vita” (A. Einstein)



Sistemare un’arnia in un luogo consiste nel fissare un centro di ricerca e a tracciare intorno ad esso un’area di circa 3000 ettari di superficie che corrispondono alla zona di ricerca e bottinatura dell’ape. Il miele ne diviene la concentrazione
Concentrato di geografie e di storie, accumulazione di aneddoti di raccolta, di una città messa in vasetto. Il miele è un condensato di tempo e spazio urbani
Il miele è il prodotto complesso della complessità dello spazio urbano e dei suoi abitanti, della mobilità odierna, della natura ai margini che resiste. 
Le riflessioni condotte da Olivier Darné in Francia possono trovare spazio anche nel quartiere Bovisa. Localizzare le arnie nelle aree dismesse del quartiere significa sottolinearne il ruolo di frontiera, farle diventare zone di infinite possibilità di incontro fra culture e territori differenti, non aree marginali e improduttive ma luoghi di scambio per l’intero quartiere.


Tremila nEttari è ancora ad uno stadio progettuale; la sua realizzazione richiede innanzitutto la partecipazione di associazioni e gruppi locali che si prendano cura delle arnie e che diventino “apicoltori urbani”.


L'apicoltura urbana: esperienze straniere e italiane


Questo miele è un’immagine. Immagine gustativa di un paesaggio urbano.
Il Miel Béton ci parla della città e ce la fa gustare."
Olivier Darné conduce da anni uno studio di ricerca multidisciplinare sulla città.
Con un nuovo modo di intervenire sulla città che passa per quella che lui definisce la “pollinizzazione della città”, Darné interviene su di essa sistemando alcune arnie di api nello spazio pubblico e ricavandone miele, che viene poi offerto agli abitanti.
Darné si interroga sulle interelazioni fra selvaggio e urbano, l’uomo e il suo contesto.

L'esperienza di Darné inizia nel 2000 a Parigi con l'installazione della prima arnia nel quartiere di Saint Denis. Da allora il progetto portato avanti dall'associazione Parti Poetique si è consolidato ed esteso all'intera città e ad altri contesti.
Il miele prodotto è chiamato "Miel Béton" (miele cemento) ed è stato premiato per le sue straordinarie qualità organolettiche. 
L'idea della polinizzazione della città prosegue con la Banca del Miele e con la creazione di Zone Sensibili (in quanto "di senso") temporanee negli spazi pubblici della città.
Maggiori informazioni al sito www.parti-poetique.org






Sempre più città hanno cominciato ad incoraggiare l'allevamento cittadino delle api, per favorire la conservazione della biodiversità e fornire un aiuto alla sopravvivenza di questi insetti fondamentali per l'ecosistema.
Paradossalmente le città sono diventate per le api un ambiente più sicuro rispetto alle campagne: le aree verdi, le aiuole, i fiori sui balconi forniscono loro cibo, ed il verde cittadino non è trattato massicciamente con pesticidi che per le api possono essere letali, le colonie sono più piccole e stanziali (a differenza di molti allevamenti industriali in cui gli alveari sono situati su camion per potersi spostare in base al periodo di fioritura delle colture).

Alcune amministrazioni hanno così cominciato ad incoraggiare l'apicoltura urbana, anche attraverso azioni locali e incentivi. Un esempio è la Gran Bretagna; nelle città di Manchester, Londra e Inverness sono stati arruolati 300 volontari a cui sono state fornite gratuitamente le attrezzature per diventare apicoltori e anche in altre città le arnie sono state sistemate in parchi pubblici e sui tetti di alcuni edifici. A Londra i supermercati Sainsbury hanno finanziato una campagna per la creazione di 38 "bee hotels" nei punti vendita della catena per difendere questi insetti, essenziali per l'agricoltura e quindi per i negozi al dettaglio. 
Anche negli Stati Uniti si susseguono esperienze simili; a New York Andrew Coté ha fondato addirittura la New York City Beekeepers Association che promuove l'apicoltura in città.

In Italia un esempio davvero interessante è quello di Udine. Nello studio in questione l'apicoltura urbana è stata utilizzata per l'analisi delle piante spontanee e coltivate in città, che superano le 300 specie, e nel monitoraggio dell'inquinamento urbano (metalli pesanti) rinvenibile dai campioni di miele. I risultati? Solo tracce di inquinanti e non pericolosità nell’assunzione per il consumatore. 


Un'esperienza che ho da poco scoperto e che dimostra quanto l'attenzione verso questa tematica stia emergendo è quella dell'azienda agricola Belé di Missaglia (LC). La proprietaria, oltre ad occuparsi di apicoltura, propone l'adozione di un'arnia personale e personalizzata dalla quale ricavare prodotti diversi tutto l'anno. 
Un gesto piccolo, ma concreto, in difesa delle api. 
Maggiori informazioni sul sito www.bele.it


ApicUltura


Apiario: gruppo di arnie


Parti dell’arnia: fondo dell’arnia, camera di allevamento o rialzo inferiore, rialzo melario (melario), tetto dell’arnia, telai mobili.


Le arnie possono essere tradizionali di paglia o di tronco (vengono rotte per estrarre il miele) e razionali, con telai mobili (esitono vari tipi e varie dimensioni). La più usata è la Dadant-Blatt. Esiste un tipo di arnia da nomadismo che ha la caratteristica di essere mobile e di poter essere spostata in luoghi diversi a seconda delle stagioni.

Il periodo di produzione varia a seconda del tipo di miele (primavera-estate-autunno).
Il territorio di Milano può fornire miele di tarassaco, erba medica, acacia e tiglio.