70anni fa

70 ANNI FA
Progetto di Serena Porrati in collaborazione con Maria Giovanna Govoni e Alice Buoli
Nell’ambito di MILANO E OLTRE_Cantiere Bovisa.
 
In cima ad una piccola collina residuale sono stati piantate delle giovani piantine di lamponi. La collaborazione di alcuni abitanti (nell’innaffiatura), consentira’ nel tempo l’insediamento e la crescita spontanea di un vero e propio roveto avvolgente il cumulo di terra creato dall’uomo. L’intervento sara’ soggetto alle leggi di competizione naturale e alla precarieta’ di uno spazio urbano temporaneo e indefinito. La collina artificiale e’ la forma di un’ ininterrotta attivita’ modellante che ha a che fare con l’economia del territorio e i sogni dei suoi abitanti. E’ una geografia “veloce”.
La scelta dei lamponi risale ad un passato ormai dimenticato o nascosto nella storia del quartiere.

 
“Settant’anni fa, vicino a quel grande e ampio spazio aperto che oggi e’ stato rinominato Piazzale Lugano, e che si trova nell’area semiperiferica
di Bovisa (Milano), si stendevano grandi terreni in cui si coltivavano lamponi.
In quel tempo avremmo visto donne, con grandi ceste attorno al loro collo, cogliere a mano i lamponi. I frutti venivano poi lavati, selezionati
e disposti dentr grandi contenitori. Ogni mattina, due o tre camion li avrebbero poi trasportati a Sesto San Giovanni, zona industriale nella parte nord ovest della citta’. Li venivano usati dalla Campari per produrre l’indistinguibile colore rossastro del Bitter Campari, aperitivo consumato in tutto il mondo.
Poi circa nel 1935, accadde l’inaspettato. Negli Usa venne scoperto un’ insetto che produceva la stessa colorazione di rosso ad un prezzo di gran lunga piu basso. I lamponi della Bovisa vennero abbandonati. La loro produzione collasso’. Presto i terreni vennero abbandonati a industriali
o a speculatori immoobiliari. Ora solo poche tracce di quella produzione
rimangono, come poche sono le memorie conservate da alcuni abitanti anziani della zona. L’area dove i campi fertili producevano lamponi
e’ ora un miscuglio di fabbriche abbandonate, rifiuti tossici, spazzature,
strade, impronte anonimi edifici degli anni ‘50 che si affacciano su qualche squallida strada. Sembra quasi impossibile, non meno surreale, immaginare che qui, una volta, crescessero i lamponi. (...)”

Foot John Microstoria di una casa. Memorie e luoghi in un quartiere di Milano 1890-2006